La Regina Viarum. Il più grande contribuito
di Roma allo sviluppo della civiltà.
L’immenso complesso di strade realizzate dai Romani rappresenta un’opera di straordinaria ingegneria che, con complessivi 100.000 Km di lastricato, sono il monumento più “lungo” che ci è arrivato e il più grande contribuito di Roma allo sviluppo della civiltà. Altri popoli sono stati grandi organizzatori e combattenti come i Romani; altri popoli, come loro, hanno lasciato imponenti testimonianze architettoniche ed artistiche; nessun altro popolo in quell’epoca storica seppe eguagliare la loro capacità di scelta dei tracciati, le tecniche di costruzione e l’organizzazione di assistenza ai viaggiatori.
Plinio il Vecchio scrisse:
I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache.
Prima e più importante fra le grandi strade consolari che uscivano da Roma, era la via Appia, la cosiddetta Regina Viarum, voluta nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco (lo stesso cui si deve il primo acquedotto della città) per collegare direttamente Roma a Capua. In seguito la via fu più volte prolungata fino a raggiungere Brindisi, nel II secolo a.C., venendo a costituire l’asse viario di comunicazione con l’Oriente, con un percorso totale di 365 miglia, pari a circa 540 Km. Per coprire l’intero tragitto occorrevano 13-14 giorni di viaggio, durante i quali si poteva sostare presso le numerose stazioni di posta per il cambio dei cavalli, spesso dotate di luoghi di ristoro e di alloggio per i viaggiatori. Con la caduta dell’Impero Romano la via venne abbandonata a se stessa e rimase a lungo inutilizzata. Per tutto il Medioevo assunse il ruolo di via di pellegrinaggio sia perché costeggiata dalle catacombe, sia perché, conducendo a Brindisi, i pellegrini si imbarcavano per la Terra Santa. Soltanto nel Rinascimento iniziò la sua lenta ripresa.
Un autentico museo a cielo aperto,
da percorrere a piedi o in bici
A piedi o in bicicletta la via Appia Antica, con il parco di cui fa parte (Parco Regionale dell’Appia Antica), costituisce un vero e proprio museo a cielo aperto che permette una passeggiata immersi nel verde. In alcuni tratti è facile pensare di essere tornati indietro nel tempo, scoprendo ampie parti della strada originale che si sono preservate fino ad oggi, monumenti funerari (tomba di Cecilia Metella), la Villa dei Quintili, il Parco degli Acquedotti, le tombe della via Latina, resti di terme e altre costruzioni romane del periodo fra il 300 a.C. e il 400 d.C., nonché la chiesa di Santa Maria in Palmis, celebre con il nome del Quo vadis.
Secondo un episodio narrato negli Atti di Pietro, l’apostolo, in fuga da Roma e dalle persecuzioni di Nerone, avrebbe incontrato Gesù. «Domine, quo vadis?», avrebbe domandato l’apostolo a Gesù. Una piccola lastra di marmo al centro della chiesa accoglie due impronte di piedi che sarebbero, secondo la leggenda, quelle lasciate da Gesù. Imperdibili le catacombe delle prime comunità cristiane, le Catacombe di San Callisto (probabilmente le più importanti di Roma) con gallerie che si sviluppano per quasi venti chilometri e le catacombe di San Sebastiano.
Che sia in famiglia o con amici oppure una divertente attività di team building outdoor, esplorare le aree archeologiche storiche e naturalistiche del Parco con un tour guidato è il modo migliore per godere appieno di una giornata di relax, trascorrendo del tempo piacevole con amici o colleghi, immersi nella suggestiva campagna romana. È perché non arricchire e rendere indimenticabile l’esperienza della passeggiata, a piedi o su due ruote, con uno sfizioso e rilassante pic nic curato nei piccoli particolari: cestini, teli, flutes e ovviamente tante prelibatezze.